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Vulcano Stromboli Lapillo 2019 (3) Cenere Eruzione 1980 Minerali Grezzi Lapilli Bombe Lava Pomice Pietre Rocce Collezionismo

Prezzo :
7,10
  • Codice Prodotto: M25867
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Descrizione

Provenienza : Sicilia (Italia)

Era Geologica : recente

Età : 2019

Misura : 0,7 gr - mm 21 x 18 x 18


Campione di Lapillo Vulcanico 0,7 gr - mm 21 x 18 x 18 Minerali Grezzi Bombe Lava Cenere Pietre Rocce da Collezione.
Tizzone di Pomice vulcanica o frammento di bomba lavica eruttata dallo Stromboli nel 2019 e raccolto a Luglio sulla spiaggia di Mortelle (Messina), pezzo unico, in scatolina di plexiglas cm 4,2 x 3,7 x 3,2 h, come in foto.

Stromboli è un'isola italiana appartenente all'arcipelago delle isole Eolie, in Sicilia. Posta nel bacino Tirreno del mar Mediterraneo occidentale, l'isola è la più settentrionale delle Eolie e si estende su una superficie di 12,2 km². Sull'isola è presente il vulcano omonimo.
La storia geologica dell'isola di Stromboli comincia circa 160.000 anni fa, quando un primo vulcano attivo di grandi dimensioni emerge dal mare, in posizione NE rispetto all'isola; di questo vulcano antico, che ovviamente ha originato l'isola, rimane soltanto il condotto solidificato rappresentato da Strombolicchio.
Lo Stromboli è un stratovulcano attivo facente parte dell'arco Eoliano, ed è uno dei vulcani più attivi del mondo. L'edificio vulcanico è alto 926 m s.l.m. e raggiunge una profondità compresa tra 1300 m e 2400 m al di sotto del livello del mare.
Lo Stromboli è un vulcano caratterizzato da esplosioni regolari causate dallo scoppio di bolle di gas che risalgono più velocemente del magma circostante; le sue eruzioni avvengono con intervalli intermittenti che possono variare da minuti a diverse ore, durante le quali vengono emesse piccole quantità di bombe scoriacee incandescenti, lapilli, ceneri vulcaniche e blocchi litici, con velocità di uscita compresa tra 20 a 120 metri al secondo e altezze comprese tra poche decine fino ad alcune centinaia di metri.
I gas emessi consistono principalmente di acqua, anidride carbonica, anidride solforosa e quantità minori di acido cloridrico e fluoridrico.
Periodi di totale inattività, senza lanci di materiale, sono piuttosto rari. Il più lungo tra quelli registrati si è protratto per circa due anni, dal 1908 al 1910. Periodi di prolungata quiescenza, della durata di qualche mese, sono stati registrati più volte.
L'attività normale può essere periodicamente interrotta da esplosioni di maggiore energia, dette "esplosioni maggiori". Questi eventi consistono di brevi ma violente esplosioni, durante le quali vengono prodotti lanci balistici di blocchi e bombe di dimensioni anche metriche a distanze di alcune centinaia di metri, associati a piogge di lapilli e cenere; la distribuzione dei prodotti è solitamente confinata all'interno dell'area craterica.
I parossismi rappresentano invece le manifestazioni più energetiche del vulcano di Stromboli; consistono in violente e improvvise esplosioni "tipo cannonata", durante le quali avviene l'emissione sostenuta di scorie incandescenti, ceneri, bombe e blocchi litici a distanze considerevoli, fino a interessare le zone abitate dell'isola. Tali esplosioni possono produrre nubi convettive che raggiungono quote di 10 km. Durante i parossismi sono emessi volumi sensibilmente maggiori di materiali rispetto alle eruzioni normali e a quelle maggiori e frequentemente possono avvenire profonde modificazioni dell'area craterica.
Le eruzioni stromboliane più violente mai accadute in tempi storici risalgono al 1919 e al 1930. Per la prima e finora unica volta nella storia recente del vulcano, delle colate laviche si riversarono anche al di fuori della Sciara del Fuoco, arrivando a lambire i centri abitati, causando ingenti danni e numerose vittime, e anche un piccolo tsunami che generò un'onda di 2-3 m che arrivò a far danni fino in Calabria.
La morfologia del vulcano obbliga le colate di lava a riversarsi sul versante nord-occidentale, dove sono confinate all'interno della Sciara di Fuoco e quindi non rappresentano un pericolo per la popolazione dell'isola. Le colate fuoriescono generalmente attraverso fratture eruttive nella zona craterica o all'interno della Sciara del Fuoco, ma possono generarsi anche per tracimazione dal bordo craterico.
Il 30 dicembre 2002 un'onda anomala di circa venti metri ha causato sei feriti, il danneggiamento di diverse imbarcazioni e fatto scattare il piano di evacuazione dell'isola.
L'ultimo periodo parossistico, a cui appartiene in campione in vendita ritrovato sulle spiagge messinesi, è avvenuto a partire dal 3 luglio 2019, giorno in cui si sono verificate forti esplosioni e l'innalzamento di una colonna di fumo e cenere con colate laviche e flussi piroclastici dalla Sciara del Fuoco. L'eruzione ha provocato una vittima.

Lapilli e Tefra
I lapilli sono piccoli frammenti solidi di lava, e più in generale di Tefra, che vengono espulsi con violenza dai vulcani durante le eruzioni di tipo esplosivo.
I vulcanologi assegnano il nome di piroclasto o clasti, ai frammenti in volo prodotti durante un'eruzione. Una volta giunti a terra i clasti sono considerati Tefra a meno che non rimangano abbastanza caldi per rinsaldarsi in rocce piroclastiche o tufo.
I frammenti di Tefra vengono classificati come lapilli quando hanno dimensioni comprese fra i 2 e i 64 mm di diametro. I frammenti con dimensione inferiore ai 2 mm vengono classificati come cenere vulcanica, mentre i frammenti, con dimensioni superiori ai 64 mm, sono chiamati bombe vulcaniche.
I Tefra prodotti durante un'eruzione vanno quindi da massi di grandi dimensioni, di conseguenza piuttosto vicini al cono vulcanico, fino a frammenti più piccoli e volatili in grado di essere trasportati dal vento. La cenere spesso viaggia per migliaia di chilometri e può rimanere sospesa nella stratosfera per diverse settimane. Se lo strato di cenere sospesa è particolarmente denso ed esteso, può schermare la radiazione solare influendo così anche sul clima terrestre.
I Tefra sono generalmente classificabili come riolite, e in molti vulcani esplosivi sono il prodotto di un magma viscoso, ad alto contenuto di silicio.
I Tefra sono classificabili in base alle loro dimensioni:
-  Cenere vulcanica - particelle di meno di 2 mm di diametro
-  Lapilli o tizzoni vulcanici - tra 2 e 64 mm di diametro
-  Bombe vulcaniche o massi vulcanici - sopra i 64 mm di diametro
Le parole "Tefra" e "Piroclasto" derivano entrambe dal greco. "Tefra" significa "cenere", mentre Pyro significa "fuoco" e klastos "spezzare"; così piroclasto assume il significato di "spezzato dal fuoco".

Pomice
La pomice è una roccia magmatica, leggerissima a causa dell'elevatissima porosità.
Il termine dal punto di vista geologico è generico e si riferisce alla particolare tessitura porosa della roccia. Essa si forma principalmente da eruzioni di tipo esplosivo, quindi da magmi acidi, silicatici o felsici, ma ne esistono anche a parziale componente mafica, e la porosità è dovuta alla formazione di bolle di gas di struttura simile alla schiuma nella matrice vetrosa della roccia.
Il rapido raffreddamento mantiene la struttura vescicolare (formante anche il 90% del volume mentre la scoria vulcanica è meno vescicolata), e la parte solida è costituita da roccia amorfa, raramente con una piccola componente cristallina. La massa solida è alla fine costituita prevalentemente da silice, con disciolti vari ossidi metallici (di alluminio, titanio, ferro, manganese ed altri).
Data la sua elevata porosità è l'unica pietra che galleggia nell'acqua. Avendo un peso specifico inferiore a quello dell'acqua, la pomice galleggia basandosi sulla sua struttura a cellule sferiche, ma comunicanti tra loro nella maggior parte dei casi attraverso una non completa chiusura; quelle che, verso l'interno del pezzo in esame, non vengono invase dall'acqua consentono alla pietra di galleggiare.
La pomice è comunemente di colore chiaro (esempio costa nord-orientale dell'Isola di Lipari), ma può assumere aspetto bianco, crema, grigio, verde o nero a seconda della composizione; in questi ultimi due casi spesso per la presenza prevalentemente del ferro, come per esempio la pomice nera delle isole Canarie.
È usata in campo cosmetico ed in quello del lavaggio industriale (stone wash). In edilizia viene usata per alleggerire il calcestruzzo e come isolante acustico e termico, sia in polvere sia in blocchi o pannelli; rientra nei materiali approvati per la bioedilizia.
Altri usi: florovivaismo, assorbente e filtrante per oli industriali, pulizia delle superfici in genere ed abrasivo leggero.

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