Ricci di mare, una storia di 450 milioni di anni

I ricci di mare sono Echinodermi, come le stelle marine e le oloturie (o cetrioli di mare). Diversamente da queste però, hanno lasciato un vasto assortimento di fossili, che tracciano la loro lunga storia evolutiva, iniziata nel periodo Ordoviciano, circa 450 milioni di anni fa. Molto probabilmente, questa divergenza dipende dal fatto che, dopo la morte dell’animale, nelle stelle marine le componenti scheletriche si disgregano, mentre nei ricci restano intatte, così come quelle dei crinoidi (o gigli di mare). Sono arrivati fino a noi fossili di ricci con l’intero apparato di spine, ma nella maggior parte dei casi riguardano solo il dermascheletro dell’animale. Questa struttura è quella che tutti noi conosciamo; quando sulla spiaggia o nell’acqua ci imbattiamo nei resti di un riccio di mare, è ciò che appassiona i collezionisti di tutto il mondo.

La lanterna di Aristotele

“Il riccio di mare ha la bocca sotto il corpo e, dalla parte diametralmente opposta, ha il posto adatto dove eliminare le scorie. Il riccio ha cinque denti, una lingua, un esofago, lo stomaco diviso in cinque parti e l’apparato boccale continuo da un’estremità all’altra; sembra una lanterna di corno senza vetri”. Aristotele, il filosofo dell’antica Grecia, descriveva così il riccio di mare; in suo onore, l’organo di alimentazione di questi animali è tuttora chiamato “Lanterna di Aristotele”. Presente nella maggior parte dei ricci di mare, questo apparato è utile per raccogliere e triturare le alghe, l’alimento principale, anche se esistono ricci che si nutrono di piccoli animali sessili.

Non c’è riccio senza spine

I ricci marini sono presenti in tutti i mari e oceani, anche fino a 5000 metri di profondità. Come gli altri echinodermi, gli Echinoidei sono animali a simmetria raggiata, tranne le larve, che presentano simmetria bilaterale;  nei Clypeasteroidei, tra i quali troviamo i dollari di sabbia,  si è invece sviluppata una forma di simmetria bilaterale secondaria. In pratica, questi ricci Irregolari si sono appiattiti lateralmente. La bocca e l’ano sono venuti così a trovarsi uno adiacente all’altro anzichè ai poli opposti, come nei ricci cosiddetti Regolari.

La caratteristica esteriore fondamentale dei ricci di mare sono senza dubbio le spine, da cui proviene il nome di questi animali (dal greco εχίνος, echinos, spina). Con una lunghezza variabile da 3 a 10 cm, secondo la specie -possono arrivare fino a 36 cm in alcuni ricci di profondità- le spine sono distribuite sulla superficie dell’animale, spesso in due serie di lunghezza diversa e sono utilizzate per difesa, raccolta del cibo, ausilio nella deambulazione, e anche per eliminare eventuali corpi estranei depositati sulla superficie dell’animale.

Utili e… buoni!

Fin dal 1800, i ricci di mare sono stati utilizzati come modello di riferimento per studi di Biologia dello Sviluppo. La trasparenza delle loro uova ha facilitato l’osservazione dei vari stadi dello sviluppo embrionale, e la capacità dei ricci di rigenerare i tessuti corporei, li ha resi un importante materiale per ricerche sull’invecchiamento cellulare. In aggiunta, questi animali sono anche utilizzati come bioindicatori per monitorare la qualità delle acque oceaniche. Ma la loro importanza per l’uomo non si ferma qui; in molte parti del mondo i ricci di mare costituiscono un alimento prelibato. Chi di noi ama quanto proviene dagli ormai sempre più inquinati mari di tutto il mondo, sa bene quanto un piatto di pasta con i ricci di mare possa essere una delizia per il palato!

Un’eccezionale varietà

La varietà di forme, colori e dimensioni di questi animali, presenti negli oceani con circa 950 specie, è straordinaria! Nel catalogo dell’Arca di Noè puoi trovare esemplari dal guscio verde, viola o rosa, come Echinometra mathaei, e ammirare la strana forma mammellonare del riccio “sputnik”, Phyllacanthus imperialis. Oppure, potresti essere sorpreso dall’irregolare forma del riccio piatto Mellitella (Encope) stokesii, e magari iniziare la tua collezione con un riccio indonesiano, Toxopneustes elegans o il gigantesco e spettacolare multicolorato riccio inglese, Echinus esculentus.

Non dimentichiamo poi, nel catalogo fossili, un’ampia scelta di ricci e crinoidi, come la spettacolare Saccocoma tenella a forma di stella, perfettamente conservati e dalle forme più svariate. Insomma, ce n’è per tutti i “gusti”… o quasi, perché per un antipasto o un piatto di spaghetti ai ricci di mare dobbiamo rimandarvi altrove ☺

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