Mammuth e uomini primitivi

Pochi animali sono più famosi dei Mammuth.

“Non sono grasso. È tutto questo pelo… mi fa sembrare un ciccione!”.

Manny, il Mammuth del film di animazione “L’era Glaciale”, aveva ragione.

I Mammuth, proboscidati vissuti per milioni di anni, e fino a 3500 anni fa, avevano una folta pelliccia, ma la loro taglia media non era tanto più grande di quella di un moderno elefante, come ci dicono gli studiosi. Infatti, a causa del costante scioglimento del permafrost nelle regioni polari del nord Europa e America Settentrionale, gli scienziati hanno ora a disposizione un cospicuo numero di reperti fossili, che forniscono informazioni precise su queste creature. Alcuni di questi ritrovamenti hanno portato alla luce anche esemplari interi, principalmente in Siberia.  Un esempio è il cucciolo di Mammuth liberato dal ghiaccio nel 2005, oppure la femmina chiamata Lyuba, ritrovata nei pressi del fiume Yuribei, quasi completamente intatta, dopo 40.000 anni!

Proboscidi sotto zero

La maggior parte delle diverse specie di Mammuth aveva un’altezza massima di tre metri e un peso che raramente poteva superare le cinque tonnellate; solo alcuni esemplari maschi di Mammuthus imperator potevano raggiungere altezze anche di cinque metri e peso intorno alle 12 tonnellate. Presenti in Africa, Asia, Nord Europa e anche nelle zone artiche, i mammuth erano dotati di una serie di adattamenti che  consentiva a questi mammiferi di sopportare senza danno temperature anche inferiori ai -50°C. Per esempio, se paragonati agli elefanti attuali, avevano orecchie molto più piccole, per una minore dispersione di calore; uno strato di grasso più spesso –fino a 15 cm– e, naturalmente, la pelliccia, che poteva arrivare anche a essere lunga più di un metro, e che contribuiva a proteggerli dagli attacchi dei loro nemici. Ma chi erano questi predatori?

Zanne e frecce

Le lunghe zanne ricurve dei mammuth erano un deterrente e un’utile arma di difesa nei confronti di chi vedeva in loro solo un’enorme bistecca. Lupi, orsi e le poderose tigri dai denti a sciabola o smilodonti si contendevano i diritti sui piccoli dei mammuth e forse anche riguardo a qualche esemplare adulto non in buone condizioni di salute o anziano. Ma il predatore per eccellenza di questi mastodonti era l’uomo: contro le strategie di caccia di gruppo e le efficaci armi in dotazione ai nostri progenitori, per i mammuth non c’era nulla da fare. Si pensa anche che l’intensa caccia, da parte dell’uomo, nei confronti dei mammuth, abbia ricoperto un ruolo importante nell’estinzione di questi animali in parallelo ai cambiamenti climatici. Lance, accette e soprattutto frecce dalle punte acuminate erano micidiali strumenti di morte contro i quali darsi alla fuga significava solo allungare il tempo della disfatta.

Non solo giganti

Sull’isola di Santa Rosa, che fa parte delle Channels Island della Florida, è esistito un curioso rappresentante di questi lanosi animali: il mammuth nano, Mammuthus exilis. Questa specie era nota da qualche tempo; ma solo nel 1994 si è riusciti a trovare uno scheletro di un maschio adulto, mancante solo di un piede, una zanna e una coppia di vertebre.

Gli elefanti attuali sono eccellenti nuotatori. È ragionevole pensare che anche i mammuth lo fossero; si pensa che gli antenati di questo piccolo proboscidato avessero attraversato a nuoto i circa sei chilometri che separano la terraferma da Santa Rosa, probabilmente per cercare nuove fonti di cibo. Un analogo esempio di nanismo insulare lo abbiamo anche qui in Italia, col famoso Elephas falconeri siciliano, alto solo 90 cm. Gli antenati dell’ora ribattezzato Palaeoloxodon falconeri raggiunsero molto probabilmente le isole del Mediterraneo durante le ere glaciali, quando il livello del mare si abbassò notevolmente.

Decine di specie di elefanti scomparse per sempre

C’era una volta, durante l’Oligocene, circa 30 milioni di anni fa, in quello che ora è l’Egitto, un goffo elefantino di appena 1,80 metri chiamato paleomastodonte. Aveva una corta proboscide, derivata da labbra prensili come quelle che ora usano i tapiri, e quattro piccole zanne. Così, come una fiaba, si potrebbe cominciare la storia dei proboscidati. Ma questa non si limita solo al ramo dei mastodonti, che culminò e si estinse col mastodonte americano, un bestione alto 3 metri. I proboscidati annoverano altri generi di capostipiti: il più antico di tutti, il meriterio, apparve nell’Eocene. Ma molti di questi rami si estinsero.

Dallo stegodonte, vissuto in Asia durante il Pliocene, migrato successivamente in Africa, ebbe origine il nostro mammuth, l’elefante africano attuale e quello asiatico. Dall’Africa, infatti, si diffusero in tutti i continenti tranne l’Australia, fino all’America Settentrionale. Nel Nebraska e nel Colorado visse durante il Pliocene, lo straordinario amebelodonte. Questo enorme animale usava le grandi zanne a pala della mascella inferiore per dragare il fondo dei laghi e dei fiumi; un altro proboscidato degno di nota è il dinoterio del Miocene e Pliocene, alto ben 5 metri. Aveva anch’esso due formidabili zanne incurvate verso il basso che originavano dalla mandibola, con cui strappava radici, rami e cortecce di cui si cibava. Si estinse nel Pleistocene.

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Mammuth e Avocado: destini legati. Dalla quasi estinzione ad una produzione insostenibile

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