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Il giacimento di uova di dinosauri

Nel sud della Francia, vicino alla città di Montpellier, nel 1996 dopo lunghe ricerche, Alain Cabot ha scoperto un sito paleontologico eccezionale, che misura 10 chilometri in lunghezza e 4 chilometri in larghezza, ben 40 kmq. dove sono stati ritrovati resti fossili di ossa, ma soprattutto, uova di dinosauro. Questo sito è uno dei più prestigiosi al mondo grazie ai ritrovamenti costanti legati agli scavi perennemente in attività. Storicamente, i primi ritrovamenti di uova di dinosauro furono registrati proprio nella Francia meridionale nel 1859. Da quel momento in poi, le uova fossili sono state ritrovate in  tutto il mondo, e la stragrande maggioranza dei siti in questione, compreso Meze, risalgono al Cretaceo superiore. Nel giacimento di Meze il ritrovamento di uova di dinosauro supera abbondantemente quello delle ossa, purtroppo solo il 2% delle uova vengono ritrovate intere.
Verso la fine degli anni 70 si è cominciato ad usare un sistema di classificazione parallela a quello utilizzato per gli scheletri, una Paratassonomia fondata su criteri specifici applicabili ai gusci d’uovo.
Lo studio delle uova ha rivelato che tutti i membri di uno stesso grande gruppo di amnioti presentano una sola e unica struttura di base del guscio composta da cristalli di carbonato di calcio (aragonite o calcite) diversa a secondo del gruppo di appartenenza: tartarughe, coccodrilli, lucertole e uccelli. La paratassonomia è applicabile anche alle uova di dinosauro, in quanto rettili (seppure estinti).
Tutti i tipi di uova di dinosauro descritte sono da attribuirsi ad una parafamiglia, e, nonostante la forma semplice dell’uovo, i criteri morfologici e strutturali utilizzati per distinguere le differenti parafamiglie sono numerosi:  la disposizione delle uova nel nido, la grandezza e la forma dell’uovo, il tipo di ornamentazione esterno, lo spessore del guscio, la disposizione della microstruttura cristallina e delle scanalature di crescita, la disposizione dei pori e dei canali respiratori. In questi ultimi tipi di osservazione, è indispensabile l’uso di un microscopio elettronico.
Tutti questi elementi permettono di distinguere le oospecie, gli oogeneri e le oofamiglie, seguendo i medesimi principi utilizzati per la classificazione  degli esseri viventi. Il suffisso “oo” indica che si tratta di elementi che provengono da un organismo, e non dell’organismo stesso o del suo scheletro.
Una oospecie raggruppa e definisce le uova che hanno  tra loro tratti comuni che le differiscono da altre uova con altre caratteristiche.
Relativamente ai dinosauri, è ragionevole ipotizzare che uova che appartengono ad oospecie differenti siano state deposte da dinosauri di specie differenti.
Allo stato delle conoscenze attuali, i casi in cui è possibile correlare dinosauri e oospecie sono rarissimi, la certezza di sapere a che specie appartenga un uovo si può avere solo negli occasionali casi in cui viene trovato un embrione all’interno. Purtroppo nel giacimento di Cabot, non sono ancora stati trovati embrioni.
Lo studio delle uova di Meze è da sempre condotto da Monique Vianey-Liaud dell’Istituto di Scienza ed Evoluzione del dipartimento di Paleontologia dell’Università di Montpellier II.  Monique, basandosi su criteri paratassonomici assegna ad ogni tipo di guscio un termine generico, seguito dal suffisso “oolithus” (esempio: guscio dai grandi tubercoli= Megaloolithus).
Nel Museo-Parco sono state ritrovate sette oospecie diverse: al genere Megaloolithus (riconducibile ai Titanosauri) caratterizzato da un guscio con i tubercoli ben marcati  appartengono il M. aureliensis, il M. petralta, il M. siruguei e il M. mammillare; al genere Cairoolithus caratterizzato da un guscio più sottile appartengono il C. roussetensis e il C. dughii. A questo ultimo appartiene un eccezionale insieme di sette uova che presentano una patologia osservabile anche negli uccelli moderni: il guscio è composto da ben due strati invece che da uno solo, ciò indica che l’uovo è stato ritenuto una volta in più all’interno dell’utero del dinosauro, ed ha così accumulato uno strato supplementare. Queste uova sono state ritrovate intere anche perché non si sono mai schiuse: il guscio troppo stratificato e duro avrebbe impedito l’uscita del piccolo.
La settima oospecie appartiene al genere Prismatoolithus caboti così chiamato in onore di Alain Cabot. Queste sono le più piccole uova di dinosauro carnivoro al mondo, e analizzando la loro taglia e microstruttura, sono state trovate analogie con le uova di Troodon trovate in Montana.

 

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